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Omicidio di Chiara Poggi, Indagato il fidanzato, Alberto Stasi

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Death's poets society
view post Posted on 20/8/2007, 20:10




Omicidio Chiara, indagato il fidanzato

PAVIA - Ha ricevuto un avviso di garanzia per omicidio Alberto Stasi, il fidanzato 24enne di Chiara Poggi, la ragazza uccisa lunedì scorso nella sua casa di Garlasco. Un atto dovuto, spiegano gli inquirenti, per poter effettuare analisi irripetibili che potrebbero fornire il nome dell'assassino. In mattinata, i carabinieri si sono recati nell'abitazione in cui il giovane vive con i genitori, e dove è giunto anche l'avvocato di famiglia, Giovanni Lucido, per notificare il provvedimento della Procura di Vigevano ed effettuare una perquisizione - i militari si sono trattenuti nell'appartamento per oltre sei ore - nel corso della quale la Volkswagen Golf del ragazzo è stata sequestrata. Più tardi, gli inquirenti hanno portato via con il carro attrezzi altre due auto. Sequestrate anche due biciclette e il pc. Come si ricorderà, proprio una bici nera era stata notata da una vicina la mattina del delitto. Gli esperti faranno accertamenti anche su una pinza da camino trovata in casa del giovane.

"Non facciamo commenti. Ci limitiamo a prendere atto di quanto sta succedendo, mantenendo il massimo rispetto nella magistratura che coordina le indagini. L'ideale per noi sarebbe il silenzio stampa" dicono i familiari di Chiara Poggi attraverso l'avvocato Gianluigi Tizzoni, che li rappresenta. Tizzoni, oggi a Garlasco, ha avuto un colloquio con i genitori della vittima. "Mi rendo conto - ha detto - dell'impossibilità di chiedere in questo momento il silenzio stampa, ma è comprensibile il desiderio dei familiari di Chiara di attenuare gli echi di una vicenda che ha sconvolto la loro esistenza".

Stasi - fu lui a trovare il corpo senza vita della ragazza - era già stato interrogato una seconda volta dopo il delitto, come persona informata sui fatti, per fare chiarezza su alcune sue dichiarazioni nella quali gli investigatori avevano riscontrato incongruenze. Ad esempio, il ragazzo ricordava il volto di Chiara cadavere "bianco in volto", mentre i carabinieri lo hanno trovato coperto di sangue. Inoltre, il ragazzo non si sarebbe sporcato le suole delle scarpe nonostante il pavimento della villetta fosse, anch'esso, pieno di sangue.

Ieri, all'indomani dei funerali della ragazza, è stata un'altra giornata di "acquisizione di informazioni" di alcuni testimoni nelle caserme dei carabinieri di Garlasco, Pavia e Vigevano. Dopo un vertice in Procura, a Vigevano, gli inquirenti hanno ascoltato altri conoscenti di Chiara, come già avevano fatto nei giorni dopo il delitto, nel tentativo di capire se e chi potesse aver avuto, nel passato recente della ragazza, rapporti di amicizia o dissapori dei quali la famiglia e ai suoi amici più stretti non erano al corrente.

Una seconda vicina di casa ha confermato ai carabinieri la presenza di una bicicletta da donna, nera, davanti al cancello della villa. Tuttavia, mentre un'altra testimone che abita nella stessa strada aveva detto di aver notato la bici proprio la mattina in cui Chiara è stata assassinata, la seconda testimone non ricorderebbe, con precisione, se il mezzo si trovava davanti al cancello intorno alle 9 di lunedì o del venerdì precedente al delitto.

Ogni ipotesi resta aperta. E sviluppi erano, appunto, attesi per la giornata di oggi, un nome iscritto nel registro degli indagati per consentire agli esperti del Ris di Parma di effettuare la comparazione dei reperti organici e biologici trovati nella villa del massacro. Si cerca ancora l'arma del delitto, secondo gli inquirenti un oggetto pesante, un martello o forse una piccozza. Previsti ulteriori rilievi tecnici a casa della ragazza.

(20 agosto 2007)
 
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Death's poets society
view post Posted on 24/8/2007, 07:35




VIGEVANO - "Stefania voleva uscire con noi ma Chiara non voleva". Alberto Stasi nell'ultimo interrogatorio davanti ai pm ha descritto i rapporti tra Chiara Poggi e le due cugine gemelle, Paola e Stefania Cappa. È di Stefania che ha raccontato di più, dicendo che Chiara e la cugina si vedevano raramente. Solo tre settimane prima dell'omicidio tra le due si sarebbe creato un legame più stretto. Un elemento nuovo.

"Il fidanzato è stato l'ultimo a vederla viva e il primo a vederla morta. Ma vuole davvero che non dovevamo approfondire la sua situazione?", dice un investigatore. E, in effetti, la sua sintesi è perfetta, come il concetto che segue: "Un avviso di garanzia serve come atto dovuto. Da questo a dire che viene ritenuto il colpevole ce ne passa. Perché noi stiamo ancora indagando, e su vari fronti". L'attesa cresce dunque per due accertamenti tecnici. Per la busta che, a metà della prossima settimana, sarà consegnata al pm Rosa Muscio dal colonnello Luciano Garofano, con i risultati delle analisi scientifiche dei Ris sui vari reperti recuperati sulla scena del crimine. E per la perizia sui computer di Alberto Stasi, il fidanzato, e di Chiara Poggi, la vittima.

Attraverso quello di lei si cercheranno i possibili "amici di mail" della ragazza. E con l'altro si appureranno quante ore Alberto abbia trascorso ore al computer per la sua tesi, mentre Chiara moriva (tra le 9.30 e le 11, dopo aver aperto in pantaloncini rosa e maglietta bianca a chi l'avrebbe colpita alla testa).

Per il resto, un bus. Una bicicletta. Amici e vicini di casa. Queste sono le ultime mosse degli investigatori. In più, bisogna registrare che una sensitiva si è rivolta agli investigatori: avrebbe suggerito, fornendo numerosi dettagli, il nome di una persona, già entrata nell'inchiesta e sinora mai presa in considerazione come autrice del delitto. "Qualche riscontro ci sarà", viene assicurato.

Ma procediamo con le indagini nel mondo del reale. Un maresciallo, nelle scorse ore, è stato mandato a controllare meglio la "tratta" dei bus Garlasco-Milano e ritorno. E cioè del mezzo pubblico che Chiara prendeva per il suo stage in un'azienda di via Savona, dove i colleghi la ricordano come "una ragazza educata, riservata, che si era ambientata bene. Adattava i nostri software contabili alle esigenze dei clienti".

Laureata con 110 e lode, ma precaria, aveva saltato le ferie e le vacanze con la famiglia. Stava a casa da sola alla vigilia di Ferragosto, per raggranellare un po' di soldi. E viaggiava sul bus. Questo quadro di vita onesta e dura (che fa apparire ancora più stonata la presenza a Garlasco del presunto ricattatore dei vip Fabrizio Corona) conferma una cosa: non è mai stato escluso dagli investigatori che un "estraneo", una persona conosciuta magari in viaggio, possa aver aggredito la ragazza.

Secondo passaggio. Ci sono moltissime domande ancora senza risposta. E alcune riguardano un oggetto apparentemente minore, la bicicletta nera che una vicina di casa, F. B., sostiene di aver visto poggiata al cancello. Ora, ci si chiede, dov'era la postina in servizio il 13 agosto? È andata lei a consegnare la posta nel quartiere della villetta dove abitava momentaneamente da sola Chiara Poggi o si è fatta sostituire da qualche collega? Di chi era quella bici nera?

Terzo tema. Chiara era una ragazza tutta studio e casa. Pochissime amicizie. Anni sui libri per avere "un curriculum che parla da solo", il sorriso fiducioso che spesso possiede chi ha la coscienza di avercela messa tutta. E ancora ieri, nella caserma di Vigevano, sfilavano vicini di casa sia suoi sia di Alberto Stasi: convocati dal capitano, ancora a caccia d'informazioni sulla vita dei due fidanzati. Nei giorni scorsi, altri carabinieri sono stati spediti nelle campagne e nelle villette attaccate l'una all'altra, per parlare con parenti e conoscenti.

Di questo sforzo si sono accorti i parenti di Chiara, i quali hanno confermato, tramite il loro avvocato Gianluigi Tizzoni, "piena fiducia" nei detective e deciso di costituirsi parte civile. Piccola nota: è stata staccata dal cancello della villetta del delitto la foto "taroccata" che ritrae Chiara Poggi insieme con le due cugine Stefania e Paola. La "fiction" è stata inghiottita dalla realtà.

(24 agosto 2007)
 
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mel.c.
view post Posted on 24/8/2007, 09:07




Salve a tutti!
Riguardo al caso di cronaca più terribile dell'estate 2007 non saprei e non ho voglia proprio di esprimere giudizi affrettati su nessuno…io che sono nessuno per emettere sentenze e col solo diritto di affidarmi al buon senso e all’efficace lavoro degli investigatori e di tutti coloro che risultano coinvolti per risolvere questo giallo che possa fare giustizia su una splendida ragazza che nel sorriso e nei suoi dolci occhi mostrava tanta ma tanta voglia di continuare a vivere per la sua famiglia,per il fidanzato,per il suo ottimo lavoro e soprattutto per sé stessa,che è la cosa più bella!!!
Troppa crudeltà però in questo omicidio,troppe cose che non tornano,troppi interrogativi e troppi dubbi…insomma TROPPO!!!
Non faccio che pensare a questa semplice e meravigliosa fanciulla ed implorare giustizia per la sua vita spezzata senza troppi scrupoli da parte di chi è stato a commettere un simile orrore…spero solo che non si trasformi in un secondo caso di Cogne:un anima innocente uccisa e nessun colpevole a pagare!!!
NO!!!Questo,per favore,NO!!!
Devono pagare e anche amaramente,perché non si può uccidere così,come se avessi pestato una semplice formichina. No … Mai !!!





CIAO CHIARA,
CIAO DOLCE ANGELO…
TI HANNO SPEZZATO LE ALI MA NON POTRANNO MAI CANCELLARE IL TUO SORRISO
NELLE NOSTRE MENTI!!!

 
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Death's poets society
view post Posted on 29/8/2007, 07:36




Chiara parlò col killer prima di morire
Cinque minuti faccia a faccia, poi il delitto

di PIERO COLAPRICO


GARLASCO - Un sacco di plastica bianca dell'immondizia. Dentro abiti femminili e maschili: due pantaloni da donna, uno da uomo, due canottiere. Scarpette eleganti unisex, ma di foggia maschile. Sono questi i reperti che venerdì analizzeranno i Ris di Parma, insieme ad altre tracce che riguardano il delitto del 13 agosto a Garlasco. "Dire che c'entrino o non c'entrino è oggi sbagliato", fanno sapere gli inquirenti, anche se la roggia dove sono stati trovati costeggia la villetta dove abitava Chiara Poggi, 26 anni, uccisa il 13 agosto. I carabinieri hanno controllato il canale, alla ricerca di altri abiti, e dell'arma del delitto, ancora sconosciuta, ma non avrebbero trovato nient'altro.

Esiste invece una spiegazione "sensata" al fatto che bisognerà attendere almeno una decina di giorni prima di avere dei risultati "sensati" sull'omicidio del 13 agosto. Certo, le indagini vere non sono rapide come quelle dei telefilm di Csi, ma il ritardo ha una spiegazione: sono stati sigillati alcuni ambienti della villetta e i Ris hanno versato i reagenti chimici. Si tratta di un'indagine speciale, "una delle ultime scoperte tecniche nel campo della Scientifica forense", dice uno degli investigatori, parlando di un nuovo preparato che dovrebbe essere in grado di rivelare ogni traccia biologica sulla scena del crimine.

Capire meglio la scena del crimine sembra basilare in questa inchiesta più che in altre. Nella villetta di via Pascoli esiste un problema: i tanti peli di gatto che hanno "inquinato" alcune macchie. Gli analisti ne hanno trovati dovunque. E, sino a questo momento, non c'è un indizio univoco. Sotto le unghie di Chiara, stando alle indiscrezioni, non ci sono "macroformazioni", non c'è nulla di evidente. Solo i microscopi possono rivelare qualcosa. Ma alcune di queste indagini vengono fatte con la nomina possibile di un perito di parte, quindi i tempi - a garanzia degli indagati - non sono brevi.

Per chiunque non sia dentro l'indagine è difficile sapere come e perché gli inquirenti abbiano raggiunto questa certezza, ma Chiara e chi l'ha uccisa avrebbero parlato un po'. Sono stati di fronte. Poi chi ha ucciso ha afferrato un oggetto tagliente e pesante e ha colpito, inseguito, colpito ancora, trascinato il corpo senza vita e finito l'azione con tre fendenti alla base del cranio. "Un delitto d'impeto, commesso da qualcuno che conosceva la vittima, almeno di vista, perché Chiara altrimenti non avrebbe mai aperto la porta in pigiama", è quasi una sentenza investigativa.

In questa chiave interpretativa, diventa molto importante che la famiglia Poggi faccia un elenco di oggetti e di utensili. Sinora non è stato possibile farlo, sia per esigenze d'indagine, sia per evitare un surplus di sofferenza a chi ha perso la figlia: i carabinieri hanno consigliato, per umanità, di non andare a vedere lo stato della casa e genitori e fratello hanno acconsentito. Ma la verifica va fatta. Se l'assassino si è portato l'arma da casa ha premeditato il delitto; se l'ha trovata là, significa davvero che la follia ha invaso la mente di chi ha smesso di parlare e ha deciso di colpire.

Ormai molti testimoni vengono sentiti direttamente a casa loro per evitare che vengano intercettati davanti alle caserme: "Non ne posso più, io chiamo uno, lo prendo a verbale, quello esce e trova un tv che gli chiede chi è e che cosa ha detto. E se quello che ha detto è utile per prendere l'assassino?", si lamenta un maresciallo.

Tutti sono comunque concordi nel parlare di Alberto Stasi, 24 anni, e Chiara Poggi, 26, come di una coppia quasi d'altri tempi. "Viene confermata l'assenza di uscite infrasettimanali", è stato scritto, in perfetto linguaggio burocratese, in uno dei rapporti di esito indagini. La traduzione è che Chiara la sera stava a casa, tranne il sabato o la domenica. Prima, quando studiava, passava la sera sui libri. Dopo la laurea, pensava al lavoro e si distraeva con un po' di tv. Chiara e Alberto avevano programmato così, di vedersi poco, perché avevano da fare. E forse non è un caso che Alberto sia tornato al lavoro nella ditta di autoricambi del padre.

(29 agosto 2007)
 
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Death's poets society
view post Posted on 25/9/2007, 06:56




Quei sei minuti ancora da spiegare
Ecco gli indizi chiave contro Alberto
"Sembrava si muovesse come se sapesse che lì c'era un cadavere"


dal nostro inviato PIERO COLAPRICO



VIGEVANO - Lunedì 13 agosto, lunedì 24 settembre. Quarantatré giorni per tornare là dove tutto è cominciato, nel lato oscuro di Alberto Stasi. Nelle contraddizioni, nelle lacrime e negli errori di questo giovane di 24 anni, accusato di aver ammazzato con ferocia la fidanzata, Chiara Poggi, dopo quattro anni di apparente amore. Ieri lo hanno fermato, ma era sospettato sin da subito: da quando, poco prima delle 14 del giorno dell'omicidio, dà l'allarme. E comincia a spiegare tutte le cose che (non) ha fatto: "Ero spaventato, non mi rispondeva al telefono, allora sono entrato nella villa. Ho visto il sangue, il volto di Chiara era pallido, sono fuggito, sono salito in macchina e arrivato in caserma", racconta.

"Non ti sei avvicinato per sapere se era viva o morta? Non l'hai toccata? Era la tua ragazza...", obiettano i marescialli.

"No, sono arrivato al secondo gradino della scala, ho capito che non c'era nulla da fare, ma non l'ho uccisa io, mi dovete credere".

Difficile. Alberto viene sentito per diciassette ore il primo giorno. Per altre otto il venerdì successivo. Riceve l'avviso di garanzia per omicidio aggravato dalla ferocia il lunedì 20 agosto, due giorni dopo il funerale di Chiara Poggi, quando si va a sedere vicino ai genitori della vittima, e così diventa una specie di metafora del male che ci sta accanto. Assicura agli amici: "Mi sento crocifisso, ma sto collaborando con la giustizia".

Collaborare è una parola grossa. Viene risentito ancora il 22 agosto, al secondo piano della Procura, con la pm Rosa Muscio che gli chiede a brutto muso: "Se è stato lei lo dica, perché le conviene": altre otto ore di botta e risposta, con l'uscita quasi a mezzanotte, il volto pallido, il fisico stremato. Ripete solo: "Non c'entro". E quando a fine agosto la mamma di Chiara decide di andare al cimitero, dopo aver parlato con Alberto, è il ragazzo che s'intrufola, chiede ai genitori della vittima il permesso di accompagnarli e si mostra spaurito e angosciato. I carabinieri si guardano come se assistessero alla recita di un dilettante. Come sanno gli psichiatri, il dolore che uno mostra a volte è un dolore profondo e sincero, ma non è per gli altri, è per se stesso: per che cosa uno ha fatto, per che cosa gli capiterà se verrà scoperto.

Viceversa, il sorriso di Chiara, quello della solita foto, e il suo sguardo aperto, erano davvero lo specchio dell'anima di una brava ragazza. Senza ombre, senza segreti, senza una doppia vita: tutta famiglia, lavoro e - una volta a settimana - il fidanzato, di due anni più giovane.

Nella ricostruzione dei carabinieri, Chiara apre in pigiama la porta di casa a uno che conosce. Chiara non si difende, tanto che non ha segni sulle braccia. Chiara, dopo una discussione, viene colpita prima da dietro, poi sulla fronte a destra, sulla mascella a sinistra e, ancora e ancora, dietro, nella zona del cervelletto. Vengono controllate decine di persone, interrogati quasi duecento abitanti di Garlasco, Vigevano e Milano, ma non emerge niente di nuovo, di curioso, di inatteso.

Non si sfugge alle nuove regole delle inchieste post-Dna. Ogni parola di testimoni e sospettati resta dunque "cristallizzata" e sospesa nel tempo. I verbali e i computer si prendono una pausa. E invece, uno dopo l'altro, ecco sfilare gli oggetti, abiti, unghie, capelli, sangue, sudore, un intero piccolo mondo viene inghiottito dai laboratori dei Ris di Parma.

Sono i tecnici a interrogare le cose, finché a metà della settimana scorsa emergono alcune tracce di sangue sui pedali di una bici usata da Alberto Stasi. La notizia, segretissima, circola tra gli investigatori, sbeffeggiati dalla disinformazione dei programmi tv. Di chi è il sangue? L'attenzione si concentra sul Dna.

Perché sono le tre gli indizi che mettono in profonda crisi la posizione processuale di Alberto Stasi. Innanzitutto, il primo oggetto che parla ai Ris sono le sue scarpe, quelle che Alberto indossava quando - così assicurava - entra nella villa della fidanzata. Gliele sfilano i carabinieri il 13 agosto: sotto non c'è la minima traccia di sangue. Ma come ha fatto Alberto a vedere la fidanzata senza sporcarsi? Non avrebbe potuto.

Poi, ci sono i sei minuti intercorsi tra la sua ultima telefonata a Chiara e l'allarme al 118. Alberto dice di essere entrato in casa e poco dopo uscito. Ma sei minuti sono un tempo lunghissimo, se uno non fa niente, non tocca, non controlla se la vittima respiri ancora. Alberto, insomma, mente sul suo ingresso in quella casa per dare l'allarme. "Si muove come se già sapesse che c'è un cadavere", dicono i detective, impegnati negli altri controlli, poco utili.

Perché i vari oggetti sequestrati non rivelano l'arma del delitto. Le tracce organiche sulla scena del crimine appaiono confuse. Il computer sul quale Alberto avrebbe smanettato per la sua tesi non è stato ancora aperto dai tecnici. Il fatto che non ci siano tracce della sua arrampicata sul muro della villetta non è determinante. Ma - ecco finalmente il terzo indizio - il sangue sui pedali. Sì, c'è: ed è di Chiara. C'è il Dna della ragazza. E come è finito il sangue di Chiara su una bicicletta usata da Alberto? Alberto forse non sa che, quando i giudici ritengono una prova logica, si può finire all'ergastolo anche per una dimenticata, piccola, misera macchia di sangue.

(25 settembre 2007)
 
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marisa fabiani
view post Posted on 28/4/2016, 20:10




chiara è stata uccisa da um killer accompagnato da stasi tornato subito a casa sua per costituirsi l'alibi
 
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5 replies since 20/8/2007, 20:10   372 views
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